Dietro il sorriso dei delfini in cattività, 10 buone ragioni per non visitare i delfinari

di Paola Pagliaro
1 commenti

delfini in cattività nei delfinari

Parchi acquatici, zoo-safari, delfinari, mega acquari, bioparchi, tutti nomi politicamente corretti coniati per allontanare lo spettro della reclusione, della privazione della libertà e delle sofferenze che suggerisce la parola zoo. Zoo, gabbia, prigionia, perdita della libertà e della dignità di un animale di vivere, riprodursi, allattare, morire lontano da occhi indiscreti e nel suo habitat naturale. La reclusione temporanea che si autoinfliggono per denaro, esibizionismo e visibilità i concorrenti del Grande Fratello, agli animali viene imposta vita natural durante.  E se poche settimane di reclusione portano i concorrenti del GF, umani abituati in fondo a stare tra quattro mura sempre con le stesse persone, a dare letteralmente di matto, pensate cosa avviene quando animali selvatici avvezzi a spazi sconfinati e ancor più complesse relazioni sociali, anche interspecie, vengono murati vivi in un recinto o in una piscina.

Oggi  vogliamo parlare, nello specifico, dei delfinari, luoghi all’apparenza felici dove i delfini vengono presentati come protetti dai pericoli del mare e giocano a palla docili, sorridendo beatamente a comando. Ma è davvero così? Il blog  Lesdauphins.com elenca almeno dieci più che buone ragioni per non visitare i delfinari e non portare i bambini agli spettacoli con i delfini:delfini pesce ricompensa

  1. I delfini in cattività sono letteralmente schiavi del cibo. Se pensate che un pesce come ricompensa sia una leccornia che renda felice il delfino, immaginate che qualcuno vi dia una briciola di pane alla volta quando siete molto affamati in cambio di una piroetta. Come vi sentireste? Umiliati e sottoposti ad un ricatto e a un comportamento crudele? Già, perché i delfini in libertà mangiano ben 25 kg di pesce ogni giorno. Quel pesciolino è una magra ricompensa, una briciola a conti fatti che lo lascia con l’acquolina in bocca e lo obbliga a piroettare ancora e ancora per un’altra briciola del suo pasto.
  2. Un delfino in cattività vive molto meno di un delfino in libertà. Un delfino libero ha un’aspettativa di vita di 40-50 anni, in cattività la durata media della vita si riduce a meno della metà. Stress, malattie causate dall’acqua ricca di cloro e automutilazioni espongono i delfini dei delfinari ad una morte precoce. Secondo l’addestratore Richard O’Barry Flipper, il celebre delfino del film, si è suicidato.
  3. I delfini in cattività vengono catturati in mare aperto, sottratti da un momento all’altro ad una vita libera, perché in cattività la riproduzione è molto difficile. Molto spesso queste catture portano a ferite e uccisioni dei delfini e privano i delfini allo stato brado di membri importanti del gruppo. I delfini, infatti, sono animali molto sociali, affettuosi e solidali.
  4. I delfini in cattività spesso si trovano a convivere, all’interno del parco acquatico, con specie e delfini differenti, provenienti da luoghi anche molto distanti tra loro, animali che non si sarebbero mai incontrati in natura e questo causa loro un ulteriore stress.
  5. Il business sorto intorno ai delfinari, che fanno pagare anche 15-16 euro per uno spettacolo e mettono in scena più spettacoli al giorno, finanzia catture di massa e mattanze come quella descritta nel film documentario The Cove, che si svolge annualmente a Taiji, in Giappone. Un delfino può essere rivenduto a 150 mila dollari.
  6. I parchi acquatici sono diseducativi. Vedere un delfino che fa le piroette a comando, balla e si inchina non è per niente esemplificativo del vero comportamento dei delfini in natura, dunque i bambini non impareranno altro che l’uomo bacchetta tutti gli altri animali per il suo divertimento personale, umiliandoli e stressandoli.
  7. delfino spettacoloAssistere ad uno spettacolo con i delfini nei parchi acquatici vuol dire finanziare attivamente questa industria. Se non ci fosse una richiesta così alta i delfini sarebbero ancora liberi, in mare, davvero felici  e sereni.
  8. I delfini in cattività soffrono pene atroci. Un delfino è abituato a percorrere centinaia di chilometri ogni giorno per mare, a cacciare pesce fresco. Nei delfinari gira in tondo tutto il giorno e si nutre di pesci morti, costretto a convivere in spazi ristretti sviluppa comportamenti incestuosi, si automutila e finisce con l’impazzire.
  9. I delfini sono molto più intelligenti, empatici e sensibili di come vengono descritti ma esistono buone ragioni per far credere il contrario e reputare così più accettabile la loro sottomissione e il loro confino. Acquistare un biglietto per uno spettacolo equivale a sostenere la diffusione di queste convinzioni errate.
  10. Chi ama davvero i delfini non visita i delfinari e non finanzia queste crudeltà. Esistono molti modi per osservare in natura i delfini. Ci sono tante storie di amicizia e addirittura di soccorso che hanno per protagonisti uomini e delfini ma nessuna di queste ha come scenario un’angusta piscina. I delfini non danno bacetti e non sorridono e ammesso che lo facessero sarebbe un sorriso isterico, ben lontano dalla felicità.

Foto: © Thinkstock

Potrebbe interessarti anche

1 commenti

Anziano muore sbranato dalle tigri all'ex bioparco Martinat di Torino - M'informo 2 Luglio 2013 - 21:00

[…] il ripetersi di aggressioni. Questo brutto episodio è l’ennesima dimostrazione di quanto i bioparchi, ex e attivi, non siano strutture idonee ad ospitare animali feroci e che la vita in cattività […]

Rispondi

Lascia un commento