Si fa sempre più cupa la questione intercettazioni negli Stati Uniti. Dopo l’ammissione di ieri del Presidente Obama, il quale ha però specificato che ha agito nella legalità e che nessuno ha ascoltato mai le telefonate degli americani, oggi la vicenda viene approfondita e prende una piega preoccupante. Secondo i principali quotidiani mondiali alcune delle informazioni intercettate online servirebbero per affrontare una cyber-guerra che avrebbe come obiettivo primario (ma non unico) la Cina.
Dopotutto sono mesi che alcuni dei più grandi network americani denunciano attacchi hacker provenienti proprio dal colosso asiatico, e si sa che la Cina ha un esercito di migliaia di hacker che cercano ogni giorno di entrare nei server dei siti più importanti del mondo, compreso quello delicatissimo del Pentagono, o quelli della Corea del Sud in occasione delle tensioni di qualche mese fa con la Corea del Nord.
In parte questo pericolo viene ammesso anche dalla Cina il cui presidente Xi Jinping ha ammesso che sia il suo Paese che gli Stati Uniti si stanno avventurando in “acque inesplorate”, senza però muovere accuse specifiche. Sicuramente questo tema sarà al centro del prossimo colloquio che si terrà tra poche ore tra Obama ed il presidente cinese per cercare di trovare un terreno comune su cui muoversi non per farsi la guerra, ma magari per allearsi contro le organizzazioni terroristiche che usano il web come arma impropria.
Le basi da cui parte la trattativa però non sono positive. C’è ad esempio la questione nucleare, con la Cina che continua ad appoggiare il governo di Kim Jong-un che minaccia il mondo, ma anche la poca volontà dei cinesi di impegnarsi per limitare il riscaldamento globale o alcuni interventi scorretti sull’economia. La sicurezza informatica però resta fondamentale perché rischia di far saltare il banco, nonostante le questioni che vi stanno sopra siano molto pesanti.
Anche perché le premesse non sono delle migliori. Obama infatti ha chiesto al presidente Xi chiarimenti sui presunti attacchi hacker cinesi al Pentagono, e la risposta è stata che anche il suo Paese ha subìto attacchi hacker, senza però specificare se da parte degli USA o di qualcun’altro.
Dal punto di vista interno invece, Obama ha chiesto ai suoi specialisti di stilare un elenco di obiettivi da attaccare ed un elenco di obiettivi interni da difendere, sempre dal punto di vista informatico. Quelli da attaccare potrebbero ricevere la visita degli hacker americani senza nessun tipo di allarme, anche con “effetti gravemente dannosi” per salvaguardare gli interessi americani. Prima di ogni attacco, secondo questa nuova legge, il presidente dovrebbe approvare l’azione, proprio come se si trattasse di un’azione militare, in quanto poi bisognerebbe giustificarlo con la “necessità di prevenire una perdita imminente di vite o danni significativi con duraturo impatto nazionale”, dice il Telegraph. In teoria sembrerebbero strumenti di difesa contro il terrorismo, ma è chiaro che sotto c’è anche qualcos’altro. Dopotutto, come afferma oggi Obama,
non si può avere il 100 per cento di sicurezza ed insieme il 100 per cento di privacy e disagi a zero.
Il dilemma morale continua.
Fonti: Telegraph; Newsday
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