Lega Nord, torna lo spettro scissione

di Onofrio Marco Mancini
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Durante le ultime elezioni amministrative si è fatto molto rumore intorno all’esclusione da tutti i ballottaggi del Movimento 5 Stelle e sul flop inaspettato del partito di Berlusconi. Ma è passato sotto silenzio quello che probabilmente è il fallimento peggiore di tutti: quello della Lega Nord. Il Carroccio ha infatti perso alcune sue roccaforti come Vicenza e Brescia, e mentre il M5S è arrivato terzo un po’ ovunque, i leghisti sono arrivati quarti ed anche peggio, racimolando percentuali da partito di Serie B. Per questo le acque si stanno cominciando ad agitare.

La rabbia però cova da tempo, ed i risultati deludenti di questa tornata elettorale non sono stati altro che la goccia che fa traboccare il vaso. Tutto è cominciato con il presunto tradimento da parte di Roberto Maroni che aveva promesso che si sarebbe dimesso da segretario della Lega se fosse diventato presidente della Regione Lombardia. Il voto lo ha premiato, ma lui non ha mantenuto la promessa. Sappiamo benissimo che i politici non mantengono nemmeno la metà delle promesse fatte al loro elettorato, ma questa mossa azzardata è arrivata in un momento molto delicato, in seguito cioè ad una serie di espulsioni eccellenti dovute a presunte ruberie dalle casse del partito, nonché in seguito agli scandali legati ai figli di Bossi.

Ma la “base”, l’elettorato che non molla mai, non sembra apprezzare Maroni. Per lo zoccolo duro del partito il leader è e resterà sempre Umberto Bossi, nonostante l’età ed i guai fisici. Lo sa bene il Senatur che oggi in un’intervista rilasciata a Repubblica è esploso ed ha espresso tutta la sua rabbia nei confronti di Bobo Maroni. In sostanza gli ha dato del traditore e dell’incapace, ed ha promesso di riprendersi la Lega. Questi i passaggi più caldi:

A me non mi ammazza nessuno, e stavolta mi hanno fatto davvero incazzare. Il capo della Lega resto io. […] Maroni si è rammollito sullo slogan “Prima il Nord” quando era maturo il tempo di farci forza del diritto internazionale […] A furia di buttare fuori gente e tradire gli ideali della Lega la pressione su di me s’è fatta irresistibile. Devo per forza rimettermi alla guida del partito.

Questa è la promessa di Bossi che cerca di cancellare anche le polemiche legate ai soldi che prendevano le strade della Tanzania, piuttosto che quelle degli yacht come quello che si dice che suo figlio abbia acquistato e poi nascosto in Tunisia grazie ad un prestanome. Bossi afferma che lui non ha mai preso soldi dal partito e che anzi, specialmente all’inizio quando era ancora in fase di costruzione, ce ne ha rimessi di tasca sua.

Ma quali saranno le prossime mosse del Senatur? La prima sarà fondare un nuovo giornale, La Lingua Padana, e non ci sorprenderemmo se fosse scritto in dialetto, il quale si andrebbe ad opporre a La Padania che ormai non rispecchia più l’ideologia del capo. Da qui alla scissione del partito manca poco. Anche se non se ne sente mai parlare, la Lega è letteralmente spaccata a metà tra i politici più giovani che seguono Maroni, ed i fondatori, il famoso cerchio magico, il quale attrae anche la maggior parte dei voti, che segue ancora Bossi. Se Maroni non si dimettesse in fretta, non è escluso che alle prossime elezioni ci ritroveremmo con 2 Leghe sulla lista elettorale.

Foto: Bossi su Facebook

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