Silvio Berlusconi potrebbe perdere lo status di parlamentare e diventare ineleggibile per i prossimi 5 anni. Lo ha deciso la sentenza di appello emessa ieri nei confronti dell’ex Premier, in occasione della condanna per frode fiscale per i diritti Mediaset. Proprio come in primo grado, i giudici sono stati durissimi: 4 anni di reclusione, 3 anni di interdizione da cariche societarie e soprattutto 5 anni di interdizione dai pubblici uffici.
La galera è fuori discussione perché i 4 anni sono ridotti ad uno solo per l’indulto, e tra l’età, il fatto che sia incensurato e che con un solo anno di condanna non si aprono nemmeno le porte del carcere, sicuramente Berlusconi non rischia da questo punto di vista. Anche per quanto riguarda l’interdizione dalle cariche societarie non ci sono grossi problemi visto che rimarrebbero in sella i suoi più stretti collaboratori come Confalonieri (ieri assolto), oppure i figli. Il problema ora è che non potrebbe più ricoprire cariche pubbliche per 5 anni. E quando la condanna scadrà avrà 82 anni, forse troppi per una nuova campagna elettorale.
La condanna sarebbe potuta essere anche maggiore visto che era accusato di appropriazione indebita e falso in bilancio, ma queste due accuse sono cadute in prescrizione. Secondo i giudici Berlusconi avrebbe portato avanti la truffa degli ammortamenti gonfiati per evadere il fisco per almeno 20 anni, e per questo non è adatto a ricoprire più quel ruolo, né tantomeno altri in cui debba gestire fondi pubblici.
In molti hanno sospettato che, in caso di condanna, Berlusconi fosse disposto a far cadere il Governo. E siccome i suoi fedelissimi si sono già messi in moto, è stato lui stesso a frenarli, dichiarando questa mattina che non ci pensa affatto a compiere un gesto così immorale. Continuano però le manovre per concedergli il salvacondotto, dato che attendere la prescrizione per la Cassazione non ha senso visto che tutti i tentativi per rinviare i processi sono stati bocciati e la scadenza naturale è tra poco più di un anno ma si dovrebbe giungere ad una sentenza, secondo le previsioni, entro la fine del 2013. Tra le ipotesi in vista ci sono amnistia (per non far capire che viene fatta una legge ad personam), elezione a senatore a vita o addirittura la grazia da parte del Capo dello Stato, anche se in questo clima politico sembra la soluzione meno percorribile.
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