Il mondo in queste settimane è attratto dalle folli minacce del dittatore della Corea del Nord, ma forse si è dimenticato troppo in fretta di uno che le brutalità le sta compiendo veramente. Si tratta del regime siriano che, a quasi due anni dall’inizio della guerra civile, è passato ad utilizzare le armi chimiche. La brutalità peggiore che si possa effettuare nei confronti della propria popolazione, ed in generale contro altri esseri umani.
Già la scorsa settimana i servizi segreti britannici avevano denunciato l’utilizzo di armi chimiche che sono vietate dai trattati internazionali, ma non sono state ascoltate. Stando alla loro denuncia basata sull’analisi dei campioni di terreno, si parla anche del gas Sarin, un gas nervino talmente potente da attraversare la pelle e quindi rendere inutile persino la maschera antigas. E così, dopo che l’allarme è stato ignorato, ecco servita la strage.
Ieri sono rimaste uccise 78 persone in seguito a diversi attacchi tra cui persino un bombardamento aereo, di cui solo 14 erano ribelli. Ciò significa che più di sessanta vittime erano persone che non c’entravano niente. E se c’è qualcosa di più orrendo è che tra queste sessanta persone, 16 erano bambini tra 1 e 10 anni.
Le armi chimiche sono state usate a Damasco, nel sobborgo di Jawbar. Per la precisione, secondo l’Osservatorio Lcc, si tratterebbe per lo più di gas, anche se c’è il sospetto che non sia questa l’unica arma chimica a disposizione del regime. Ma la guerra non sembra destinata a terminare. Secondo i ribelli ieri sarebbero arrivati altri 1200 combattenti di Hezbollah da Iraq, Afghanistan e Pakistan, per dare man forte contro il regime. Di tutta risposta l’esercito ha bombardato e distrutto alcuni luoghi di culto islamici, gesto che non farà altro che esacerbare ulteriormente gli animi già di per sé infuocati.