Quali indagini fare per calcolare l’assegno di mantenimento e a chi rivolgersi

di Onofrio Marco Mancini
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assegno di mantenimento

Il matrimonio è considerato nell’immaginario comune solo come una cerimonia che serve per coronare l’amore tra due persone. Secondo la legge invece è un vero e proprio contratto stipulato tra due persone consenzienti e consapevoli, e come tale comporta degli obblighi e delle conseguenze in caso di scioglimento. L’assegno di mantenimento non è una conseguenza immediata e automatica del divorzio, ma si concretizza soltanto in seguito all’emissione di una sentenza da parte di un giudice. In realtà due persone anche solo separate possono prendere accordi comuni sull’entità dell’assegno di mantenimento, ma ciò presuppone che ci sia la volontà da ambo le parti di arrivare ad un accordo. Ma come si stabilisce l’entità dell’assegno di mantenimento? Come si fa a calcolare la cifra esatta?

I fattori che rientrano nel calcolo dell’assegno di mantenimento

L’assegno deve essere erogato dalla persona che è economicamente “più forte” nei confronti di quella più debole. Solitamente lo elargisce il marito nei confronti dell’ex moglie, ma non è obbligatorio che sia così. Se è la donna a guadagnare di più (o l’unica a guadagnare) nella coppia, sarà lei a versarlo. I fattori che rientrano nel calcolo sono senza dubbio la presenza di figli a carico, specialmente se minorenni, e poi l’esistenza di una casa di proprietà in cui chi lascia il tetto coniugale va a vivere, oppure se deve trasferirsi in affitto.

La cifra dell’assegno può variare nel tempo in base al cambiamento della situazione familiare. Per esempio nel caso in cui il coniuge “debole” trovi un lavoro ben remunerato, oppure un figlio non risulti più a carico. In questi casi l’importo può essere “alleggerito”. Ma può accadere anche il contrario, cioè un assegno non molto oneroso può diventare più importante al variare delle condizioni. Il principio stabilito dal legislatore è che il coniuge “debole” possa continuare ad avere lo stesso stile di vita di prima della separazione.

Le indagini da fare

Il calcolo dell’assegno di mantenimento deve tenere conto del fatto che al coniuge che chiede l’assegno non deve essere addebitata la separazione. Se la separazione è conseguente ad un tradimento, il coniuge che ha tradito non può chiedere il mantenimento, ma solo gli alimenti. Per questo motivo in molti si rivolgono alle agenzie di investigazioni private per scoprire eventuali episodi di infedeltà. Secondo la nostra legislazione, per far scattare l’addebito della colpa della separazione per tradimento sono necessarie delle prove. Prove che un professionista che usa le tecnologie più moderne può ottenere, senza violare le leggi sulla privacy.

L’obbligo del mantenimento viene meno se si riesce a provare che l’adulterio sia causa della rottura del matrimonio. Come indicato dall’art. 151 del Codice Civile: “la separazione legale giudiziale può essere pronunciata nel caso in cui si verifichino fatti tali da rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza tra i due coniugi”. Inoltre il tradimento può comportare anche un risarcimento del danno (come da sentenza n.18853 del 15/09/2011 della Suprema Corte dei Cassazione) nel caso in cui si riesca a provare che tale atto abbia leso la dignità e la reputazione del coniuge tradito, oppure se il tradimento ha comportato conseguenze gravi sullo stato di salute dell’altro coniuge, come l’insorgere della depressione.

Il mantenimento dei figli

Bisogna distinguere tra il mantenimento al coniuge e quello ai figli. Anche se cade l’obbligo del versamento nei confronti del coniuge perché vengono meno alcuni dei fattori visti prima, non viene meno l’obbligo al mantenimento dei figli. E un coniuge “traditore” non perde l’affidamento dei figli perché per la legge italiana le due cose non sono sullo stesso piano. Per quanto riguarda il discorso alimenti, va separato dal mantenimento. Mentre il mantenimento presuppone il continuare lo stesso stile di vita di prima, gli alimenti riguardano solo il mero sostentamento della persona più bisognosa.

Riassumendo quanto enunciato sopra, il giudice al momento di calcolare l’assegno di mantenimento considera:

  • I redditi dei due coniugi;
  • Eventuali proprietà immobiliari, mobiliari e altre fonti di ricchezza;
  • Disponibilità della casa coniugale;
  • Possibilità, da parte del coniuge più “debole”, di svolgere attività lavorativa;
  • Tenore di vita precedente alla separazione;
  • Presenza dei figli e loro esigenze.

Come si paga il mantenimento

Non c’è una disciplina univoca su questo aspetto. Si parla di assegno di mantenimento, ma non è per forza un assegno fisico che viene staccato da un coniuge all’altro. Il pagamento dev’essere periodico, cioè non una volta ogni tanto ma con una cadenza fissa, nella maggior parte dei casi mensile; inoltre il pagamento può avvenire o con un’elargizione di denaro (contanti, bonifico, assegno circolare, ecc.) oppure pagando l’affitto della casa del coniuge, le bollette, la retta scolastica dei figli e così via.

Il mantenimento si può perdere se il coniuge che paga l’assegno riesce a dimostrare che l’ex coniuge abbia una relazione stabile con tanto di convivenza, abbia costituito una nuova famiglia, oppure sia a carico di un’altra persona.

Foto: Pixabay

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