Come andare in pensione nel 2019: da Quota 100 alla ‘vecchia’ Fornero

di Onofrio Marco Mancini
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andare in pensione nel 2019

Nel 2019 sono stati introdotti nuovi metodi per andare in pensione. Si è parlato tanto di Quota 100 e anche di Opzione Donna, ma non dimentichiamoci che già prima vi erano tantissimi altri modi per ritirarsi dal mondo del lavoro. Attualmente se ne possono contare oltre una decina, considerando tutte le varianti disponibili. La riforma pensioni attuale varrà non solo per tutto l’anno 2019, ma con ogni probabilità, a scanso di altre modifiche (difficili se non dovesse cambiare il Governo) anche per il 2020 e 2021. Scopriamo come andare in pensione nel 2019.

I requisiti per andare in pensione nel 2019 senza opzioni particolari

Una volta i metodi per andare in pensione erano essenzialmente due: vecchiaia e anzianità. Anche se hanno cambiato i nomi, queste due modalità sono ancora valide e presentano i seguenti requisiti.

Per poter accedere alla cosiddetta pensione di vecchiaia, i requisiti sono l’età di 67 anni compiuti e almeno 20 anni di contributi versati. Questi requisiti sono validi in maniera indifferente per uomini e donne, sia nel settore pubblico che in quello privato che per gli autonomi. Un’eccezione è rappresentata dalle cosiddette mansioni gravose per le quali è possibile andare in pensione a 66 anni e 7 mesi.

È ancora valida anche la cosiddetta pensione di anzianità, che è stata recentemente modificata con la riforma Fornero. Per poter accedere alla pensione di anzianità non viene richiesta un’età specifica (vien da sé che è conveniente che sia inferiore ai 67 anni della modalità precedente), ma in questo caso i contributi devono essere 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne (l’innalzamento del requisito di 5 mesi che doveva entrare in vigore nel 2019 è stato rinviato al 2020). Esiste un’eccezione a questa regola ed è prevista per chi ha lavorato per almeno 12 mesi prima del compimento dei 19 anni d’età. In questo caso si parla di lavoratori precoci e per loro sono previsti 41 anni e 5 mesi (di cui almeno 1 anno prima dei 19 anni) di contributi per poter andare in pensione.

Quota 100 e opzione donna

Queste due sono le novità del 2019. Anche se parlare di novità per opzione donna è eccessivo visto che si tratta della riconferma di una modalità di uscita già presente in via sperimentale negli scorsi anni.

Per Quota 100 i requisiti sono di avere almeno 62 anni di età e 38 di contributi. La quota in realtà fa 100 solo in questo caso in quanto i contributi minimi devono essere sempre 38 anche se di anni se ne hanno 63, 64 o di più. Un aspetto importante di cui tenere conto in questa modalità è che non si potrà andare in pensione non appena si raggiungono i requisiti, ma bisognerà attendere l’apertura delle “finestre temporali” concesse dall’Inps. Tali finestre saranno trimestrali per il settore privato e semestrali per quello pubblico. Il requisito dell’età può essere abbassato di ulteriori 3 anni in caso di accordo con l’azienda (cosiddetto accordo all’esodo), nel quale l’azienda si accolla la copertura previdenziale “extra”, dovuta all’uscita anticipata dal mondo del lavoro, per sostituire il lavoratore ormai anziano con uno più giovane. Durante il periodo di Quota 100 (quindi fino al compimento del 67esimo anno di età) è vietato effettuare altri lavori, fatta eccezione per prestazioni occasionali fino ad un massimo di 5000 euro annui.

Opzione donna, come dice il nome stesso, è una modalità che riguarda soltanto le lavoratrici. In questo caso i requisiti sono un’età di almeno 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome compiuti al 31 dicembre 2018, più 35 anni di contributi.

Tutte le forme di Ape

Dovevano sparire e invece le varie “Ape” sono state confermate anche per il 2019. Parliamo di Ape Social (o sociale), volontaria e aziendale. Per aderire all’Ape Sociale bisogna avere compiuto almeno 63 anni di età, essere disoccupati da almeno 3 mesi, non percepire alcun sussidio di disoccupazione da almeno 3 mesi, oppure essere addetti alle mansioni gravose, o disabili per almeno il 74% o essere parenti di disabili a cui si presta assistenza da almeno 6 mesi. Inoltre bisogna avere accumulato in precedenza almeno 30 anni di contributi, 36 per i lavori usuranti.

L’Ape volontario prevede come requisiti un’età di almeno 63 anni e 5 mesi e almeno 20 anni di contributi. In questo caso, facendo domanda di Ape volontario, si riceve un prestito da un ente terzo (banca, finanziaria, ecc.) che andrà poi restituito ratealmente quando si raggiungerà l’età della pensione “normale”, cioè i 67 anni.

Infine l’Ape aziendale, valevole soltanto per le aziende private. Questa modalità è molto simile all’ape volontario, ma necessita di una fase di ristrutturazione aziendale per poter essere avviata.

Gli altri metodi per andare in pensione nel 2019

Le forme pensionistiche non sono ancora finite. Esiste infatti l’isopensione, la quale prevede un accordo all’esodo tra azienda e dipendente, nel quale di fatto è l’azienda stessa che paga i contributi rimanenti al lavoratore per fargli lasciare il posto di lavoro in anticipo, in modo da assumere un dipendente più giovane. Fino al 2020 sarà possibile andare in pensione, grazie all’isopensione, fino a 7 anni prima.

Esiste poi la possibilità del ricongiungimento contributivo, cioè per chi ha avuto carriere discontinue durante le quali ha versato contributi presso casse diverse, di riunire tutti i contributi. Questa modalità prossimamente vedrà una modifica nella cosiddetta “pace contributiva”, ma ancora il disegno di legge non è chiaro ed è in lavorazione. Infine ci sono i cosidetti lavori usuranti. In questo caso però i contributi richiesti sono 35 anni, dei quali 7 effettuati negli ultimi 10, e 61 anni e 7 mesi di età. I lavori usuranti indicati dalla legge ad oggi sono:

  • lavori in cava, galleria o miniera, ad alte temperature, in cassoni ad aria compressa, a contatto con l’amianto, lavorazione del vetro cavo, palombari e in generale lavori in spazi stretti
  • lavori notturni, in particolare lavori che si svolgono per almeno 6 ore al giorno per almeno 64 giorni all’anno nelle ore notturne; oppure almeno 3 ore al giorno tra mezzanotte le 5 del mattino
  • lavori alla linea di catena
  • conducenti di autobus

Foto: Pixabay

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