Il mercato delle auto usate in Italia è molto fiorente. Si calcola siano oltre 2 milioni i mezzi rivenduti dai privati o dai concessionari dell’usato garantito ogni anno. Ma probabilmente potrebbero essere ancora di più se non fosse per un dubbio che fa desistere tanti automobilisti: ma se l’auto usata si rompe, chi paga? Il timore di tanti possibili acquirenti è che il mezzo acquistato abbia dei difetti di cui ci si accorge solo dopo aver percorso qualche centinaio di chilometri. A questo punto la riparazione auto usate a chi spetta? La legge ha previsto questa eventualità, ecco cosa dice.
Riparazione auto usate: la garanzia di legge
Secondo quanto prevede il Codice del Consumo, varato nel 2005, le riparazioni dovute a difetti sono di responsabilità del venditore. Non solo del concessionario che vende l’auto nuova, ma anche di quello che vende auto usate. Quando una concessionaria acquista un’auto usata da un privato, è tenuta per legge a controllare che sia perfettamente funzionante, prima di rivenderla. Se ci fossero eventuali lavori da fare per correggere qualche difetto, è il concessionario a doverli effettuare. La legge infatti tutela il compratore: se dovesse notare un problema dovuto a un difetto precedente entro i 2 anni dall’acquisto dell’auto nuova, può far riparare l’auto a spese del concessionario. Limite che scende a 12 mesi in caso di auto usata. L’unico limite è che bisogna segnalare al venditore il danno entro 2 mesi da quando viene scoperto. Non esistono limiti di “anzianità” dell’auto: il Codice si applica sempre.
Il limite di garanzia previsto dalla legge di un anno si applica anche alla compravendita fra privati. Inoltre, qualora si dovesse scoprire immediatamente qualche difetto grave, è possibile annullare la compravendita entro 8 giorni. Prima di acquistare un’auto usata è bene leggere il contratto. Alcuni concessionari infatti possono inserire clausole che abbassano la durata della garanzia. Importante: non effettuare riparazioni prima di aver avvisato il venditore. Eventuali modifiche all’auto potrebbero inficiare la clausola di garanzia. Infine va precisato un altro aspetto legale importante. Il Codice del Consumo tutela i privati, non le aziende. Se dunque si intesta l’auto ad un’azienda, tutte le tutele elencate sopra non valgono più.
Secondo quanto prevede il Codice del Consumo, qualora si dovesse riscontrare qualche difetto, l’iter prevede, nell’ordine:
- il venditore deve provvedere ad eliminare il difetto;
- se non dovesse riuscirci, o non volesse farlo, può vendere l’auto a prezzo ridotto informando il cliente del difetto;
- sostituire il mezzo con uno identico, ma senza difetto;
- rimborsare il cliente.
I casi di dispute legali in fatto di riparazione auto usate
Questo è quanto prevede la legge. Purtroppo però, all’atto pratico, non è così semplice. Sono molti i rivenditori a cavarsela addossando la colpa agli automobilisti. Secondo Cristiano Maccabruni di Federconsumatori è infatti comune che il concessionario si opponga alla riparazione, affermando che l’automobilista abbia fatto un uso improprio del mezzo. In altre parole scarica la colpa sullo stile di guida troppo aggressivo del cliente. Altri casi riguardano rotture di componenti non dovute a difetti. Se per esempio si rompe un componente come tergicristalli o specchietto, è difficile dimostrare che la rottura sia dovuta a difetti precedenti e non al comportamento errato da parte dell’automobilista. In questi casi il rivenditore molto difficilmente accetterà di risarcire il danno.
Quando capitano casi del genere è molto probabile che si finisca di fronte al giudice. Per evitare lunghe trafile burocratiche, molte volte, conclude Maccabruni, si trova un accordo con il quale acquirente e venditore decidono di chiudere la questione pagando le spese di riparazione al 50 e 50. Quando poi le spese sono troppo onerose, vedi riparazione del cambio automatico o del motore, alle volte conviene comprare direttamente un’altra auto.
Foto: Pixabay