L’episodio della piccola Sofia, bambina di 4 anni morta a Trento di malaria, ha risvegliato fantasmi del passato anche nel nostro Paese. La malaria in Italia non era più una preoccupazione da decenni, e così l’episodio della bimba trentina ha destato molti dubbi. La malaria è tornata nel nostro Paese? Come facciamo a difenderci? Ecco la situazione secondo il parere degli esperti.
Malaria in Italia, diffusione rarissima, non impossibile
Il dott. Claudio Paternoster, primario dell’ospedale di Trento che ha preso in cura la piccola Sofia, è stato chiaro:
è il primo caso di malaria che vedo in Trentino in 30 anni di carriera.
E in effetti l’incidenza della malaria in Italia è davvero bassissima. Talmente bassa che nel 2016 l’Ufficio Regionale Europeo dell’Oms aveva dichiarato la malaria eradicata in quest’area. Per la verità il nostro Paese non è completamente al riparo da questa malattia. Secondo i dati più recenti a disposizione del Ministero della Salute, nel nostro Paese si sono verificati 3600 casi dal 2011 al 2015. Quasi la totalità però riguardavano migranti. Non è raro infatti che qualche immigrato africano decida di attraversare il Mediterraneo nonostante sia debilitato dalla malattia. Molti contagiati stranieri erano migranti regolari con permesso di soggiorno che erano tornati nei loro Paesi d’origine per far visita alla famiglia.
I casi “autoctoni”, cioè riguardanti la popolazione italiana con infezione avvenuta in Italia, sono stati infatti soltanto 7. Circa 700 dei 3600 casi hanno riguardato invece italiani che si erano recati in nazioni in cui era attivo un focolaio. Si pensa spesso, ed erroneamente, che la malaria si possa contrarre soltanto in Africa. In realtà, pur avendo un’incidenza maggiore nel Continente nero, circa 7 casi ogni 100 si verificano durante viaggi in Paesi asiatici, lo 0,6% in Sudamerica e solo lo 0,1% in Papua Nuova Guinea (Oceania). La situazione della malaria in Italia, così come in Occidente, si può definire comunque sotto controllo. Secondo l’Oms infatti a destare preoccupazione sono i Paesi del Terzo Mondo, specialmente quelli africani. Nell’intero pianeta infatti nel solo anno 2015 si sono contati 214 milioni di casi e 438 mila decessi.
Come si diffonde la malaria
La malaria non si diffonde né per via aerea né per contatto, ma soltanto tramite il sangue. Il vettore di diffusione della malaria è la zanzara anofele, della quale esistono diverse specie. Questa particolare zanzara prolifera nei luoghi caldi e umidi, e il riscaldamento globale ne ha favorito la diffusione anche in Italia da circa un decennio. Il fatto che questo genere di insetto, come per esempio la zanzara tigre, sia presente in Italia non vuol dire che provochi necessariamente la malaria. L’agente patogeno infatti deve essere presente nella zanzara e sopravvivere a particolari condizioni per potersi diffondere. Inoltre, come spiega il virologo degli Spedali Civili di Brescia Alberto Matteelli, questo tipo di zanzare vive 20 giorni e non ha progenie, quindi gli italiani non corrono il rischio un focolaio.
Ma allora, se il contagio è così raro, come è possibile che la piccola Sofia possa essere stata infettata senza nemmeno essere andata in un Paese a rischio? L’ipotesi che sembra più probabile al momento è che l’infezione sia avvenuta durante le vacanze a Bibione. Lì qualche turista, proveniente da un Paese a rischio, potrebbe aver portato con sé involontariamente una zanzara infetta in valigia. Una volta aperti i bagagli, la zanzara potrebbe essere stata liberata e avrebbe infettato la bimba italiana. Una seconda ipotesi è che possa esserci stato un contagio di sangue in ospedale. Lì la piccola era stata portata per un principio di diabete infantile, ed è stata messa in un reparto insieme a due bambini africani affetti da malaria. Il sospetto degli inquirenti è che possa esserci stato un contagio del sangue tramite siringa o qualche altro dispositivo. In quel caso, sottolinea il Ministro della Sanità Lorenzin che invierà gli ispettori, sarebbe un’eventualità molto grave. Insomma, qualsiasi sia stato il motivo, sembra soltanto una fatalità difficilmente replicabile.
Come riconoscere i sintomi della malaria e come curarli
La malaria si manifesta inizialmente con gli stessi sintomi influenzali, solo più gravi. I più comuni sono febbre che può toccare i 40-41 gradi, dolori muscolari, brividi e sudorazione, seguiti qualche giorno dopo da mal di testa, nausea, vomito, diarrea e tosse. Non tutte le tipologie di plasmodio sono mortali. Una semplice analisi del sangue può rilevare immediatamente se si è in presenza della malaria.
Non esiste un vaccino contro la malaria, ma è una malattia che si può curare. La mortalità, specialmente nei Paesi Occidentali, è molto bassa. Per curarla bisogna prima capire quale tipo di plasmodio ha provocato l’infezione, dopodiché è possibile somministrare alcuni farmaci antimalarici. I più comuni sono i derivati dell’Artemisia annua, clorochina, doxiciclina e atovaquone in associazione a proguanil. L’unico modo per evitare il contagio da malaria è prendere le classiche precauzioni per evitare le punture di zanzara.
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