Ci sono persone che cambiano la storia. Molte volte gli vengono dedicate strade, scuole e monumenti. Altre volte restano tra le pieghe dei libri, dimenticate dal grande pubblico. Per fortuna oggi le forme d’arte e di narrazione sono tante e ci consentono di rivisitare le imprese di grandi personaggi purtroppo oggi dimenticati. È il caso di The Lion’s Song, videogioco sviluppato da Mipumi Games e disponibile su PC, Mac, iOS e Android. Prepariamoci ad un viaggio nella storia con la nostra recensione.
The Lion’s Song un viaggio a episodi
The Lion’s Song è un’avventura grafica sviluppata a puntate. Rilasciare i videogiochi in più capitoli è una strategia sempre più diffusa. L’obiettivo è suddividere le tematiche più nettamente e aumentare l’attesa nei fan. Il primo capitolo, Silence, è uscito un anno fa, ed attualmente è scaricabile gratuitamente via Steam o presso i marketplace delle app. L’ultimo, Closure, uscirà invece il prossimo 13 luglio.
The Lion’s Song racconta le vicende di tre grandi personaggi: la compositrice Wilma, il pittore Franz Markert e la matematica Emma Recniczek. Tutte le storie sono ambientate nell’Austria di inizio secolo scorso, a Vienna e le sue vicinanze. Wilma combatte per diventare la prima donna a tenere un concerto di musica classica in un grande teatro; Franz incarna tutte le difficoltà che incontrano i giovani artisti ad affermarsi mentre Emma è il simbolo del femminismo. Emma infatti è una brillante matematica che viene ostacolata nella sua carriera per il fatto di essere donna. L’élite maschile, boriosa ed egocentrica, si convince ad ammetterla nel gotha della matematica mondiale solo quando, travestita da uomo, dimostra tutta la sua intelligenza. Apparentemente le tre storie sono scollegate tra loro, a parte qualche lieve riferimento sparso nei dialoghi, ma i fili vengono poi riannodati nel quarto capitolo, dando vita ad un finale che fa riflettere.
I bivi nei dialoghi andavano di moda già cento anni fa
The Lion’s Song, come tutti gli altri videogiochi ad episodi moderni, presenta dei bivi che cambiano la trama. Nulla di stravolgente, parliamo di una produzione piccola di uno studio indipendente che non poteva di certo realizzare più giochi in uno. Però certamente le reazioni e le opzioni di dialogo differenti spingeranno l’utente a ricominciare il gioco per vedere cosa sarebbe potuto accadere se avesse preso decisioni diverse da quelle del primo walkthrough.
L’aspetto positivo di The Lion’s Song sta tutto nella trama, quello negativo nell’esposizione grafica. Oggi siamo abituati a risoluzioni in HD e sta diventando sempre più diffuso il 4K. Giocare ad un titolo con una grafica anni ’90, che per quanto curata possa essere è molto pixelata, farà storcere il naso a molti. Va detto però che, dopo un primo impatto quasi “traumatico”, ci si dimentica della grafica scadente e della giocabilità rivedibile. Si viene assorbiti dalla storia e dalla magnifica colonna sonora.
Conclusioni
Per concludere il discorso su The Lion’s Song possiamo affermare che gli sviluppatori di Mipumi Games hanno curato tanti aspetti. Non soltanto a quello ludico, ma anche a quello commerciale. Il titolo infatti non entra nemmeno nella competizione dei giochi tripla A, né nella categoria appena inferiore. È e vuole restare un gioco di nicchia, come dimostra il prezzo. Il primo capitolo infatti è gratuito, gli altri tre costano 3,99 euro l’uno. Il Season Pass per tutti e quattro gli episodi invece costa appena 9,99 euro. In cambio di appena 10 euro vi verrà regalata una bella storia, dotata di una bellissima colonna sonora e, altro dettaglio non da poco, la completa traduzione in italiano. Peccato per la grafica, ma chi non dà molto peso a questo aspetto non avrà problemi di sorta. Ci sentiamo di consigliare The Lion’s Song a chi in un videogioco non cerca la spettacolarità e l’adrenalina, ma soltanto una bella storia e perché no, anche un po’ di cultura.