I social media hanno cambiato il modo di comunicare negli ultimi anni. Tutti possono essere comunicatori, e purtroppo questo nuovo “potere” viene spesso confuso con quello di informare. Se n’è parlato oggi a Milano, in occasione del Social Media Marketing Day 2017. Sul palco Andrea Albanese, Social Media Marketing Manager e Digital Communication Advisor, e Luigi Contu, direttore dell’Ansa, hanno scattato una fotografia attuale del mondo della comunicazione. Una comunicazione che non è mai cambiata così in fretta come nell’ultimo decennio.
Comunicazione e informazione non devono essere confuse
@renvichi Smascherate sempre i #bufalari anche nei #commenti #SMMdayIT #FakeNews
— Paola (@PaolaPagliaro) 14 giugno 2017
Il 58% dei giovani di oggi, i cosiddetti Millenials, si informa attraverso Facebook. A livello teorico si tratta di un grande passo avanti per l’umanità. Come ha ricordato Contu nel suo intervento, il primo lancio dell’Ansa nel 1945 avveniva con un foglio scritto a macchina e portato a mano presso le varie redazioni. Da allora la tecnologia ha fatto passi da gigante, ma ha anche prodotto alcune storture della comunicazione. I vari influencer sono senza dubbio dei grandi comunicatori, ma purtroppo oggi sono visti anche come informatori. Come Albanese ha sottolineato nel suo intervento, la maggior parte degli influencer sui social sono persone che avevano tanto tempo da perdere. Gente che non aveva di meglio da fare, spesso anche con difficoltà a comunicare nel mondo reale, e ha trovato in internet la sua valvola di sfogo.
Tutti siamo capaci oggi di scrivere 140 caratteri su Twitter e condividerli con il mondo. Dal punto di vista comunicativo si tratta di una grandissima conquista. Ma i tweet, i post su Facebook e gli altri lanci sui vari social non possono essere confusi con l’informazione. Altrimenti il rischio di scadere nelle fake news diventa molto elevato.
Come difendersi dalle fake news
Diffondere una fake news, consapevolmente o inconsapevolmente, è semplicissimo. Basta una distrazione, un errore, e le conseguenze sono incalcolabili. Luigi Contu ha riportato un esempio emblematico, che lo ha visto protagonista, in seguito ad un lancio Ansa errato. È bastato che, nel corso di una conferenza dell’ex Presidente del Consiglio Berlusconi, scrivesse per errore che uno degli “Stati canaglia” fosse l’Iran anziché l’Iraq per provocare una bufera mediatica e diplomatica di proporzioni internazionali. Questa è stata chiaramente una svista di un professionista. Ma cosa accade quando a pubblicare una fake news è un “comunicatore”, una persona che non fa il giornalista di mestiere e che magari diffonde la notizia falsa apposta? Il rischio di provocare danni è davvero elevato. E allora come fare a difendersi dalle fake news? Renato Vichi, capo delle relazioni con i media di Unicredit, ha elencato il suo personale vademecum per riconoscere una fake news che noi ci sentiamo di condividere. Per riconoscere una notizia falsa o non accurata bisogna valutare:
- Satira o parodia: molte volte una news è verosimile per scherzo, per creare della satira che però non tutti colgono;
- Connessioni: controllare i link all’interno del sito, le immagini, e vedere se vengono confermate su altri siti;
- Leggere il contenuto: a volte ci si ferma al titolo travisando la notizia, mentre all’interno dell’articolo è descritto qualcosa di diverso;
- Falso contesto: valutare l’intero sito o profilo della persona che diffonde la news, potrebbe non essere credibile;
- Fonti: controllare che siano citate le fonti e che esse siano attendibili;
- Contenuto manipolato o fabbricato: verificare se la news è riportata alla stessa maniera da altre testate accreditate, o se contiene informazioni travisate o del tutto inventate.
Perché nascono le #FakeNews #SMMdayIT pic.twitter.com/NFJVcFuLLY
— Paola (@PaolaPagliaro) 14 giugno 2017
I motivi per cui viene fabbricata una fake news sono i più disparati. Semplice satira, incompetenza del giornalista, un errore o perché il comunicatore è guidato da un moto passionale, filopartitico, per propaganda o per profitto personale.
Il ruolo della società, delle istituzioni scolastiche e anche dei social stessi oggi è far capire questa differenza agli utenti. Non solo ai giovani, ma anche alle persone più in là con gli anni che scoprono la comunicazione digitale e rischiano di incorrere nel classico errore di dire “l’ho letto su Facebook” come una volta si diceva “l’ha detto la tv”.
Allo stesso modo è fondamentale che anche chi ricopre il ruolo di informatore verifichi direttamente la notizia prima di diffonderla. Se l’influencer o un blogger pubblica delle informazioni, non vanno subito prese per buone, ma bisogna accertarsi che siano corrette. L’informatore è al tempo stesso comunicatore, ma il comunicatore non sempre è un informatore.