Andare in pensione in Italia sta diventando sempre più difficile, eppure c’è una categoria di lavoratori che, a causa di alcune condizioni particolari della vita sociale che si ripercuotono sulla vita lavorativa, godono di alcuni vantaggi: le donne. Le donne hanno un ruolo sociale differente nella maggior parte dei casi rispetto a quello degli uomini. La donna solitamente perde diversi mesi, a volte anni, lavorativi per partorire e accudire i figli, e spesso accudiscono anche i genitori anziani. A causa di questo “doppio lavoro”, se così si può considerare, e delle carriere discontinuee che ne conseguono, la possibilità di pensione donne dal 2016 in poi è più varia rispetto a quella dell’uomo.
Dall’opzione donna all’anticipo pensionistico, la gamma di pensione donne
Si è parlato tantissimo negli ultimi mesi dell’opzione donna. Tra le varie possibilità di pensione donne, questa è stata forse quella più dibattuta e che ha infiammato di più gli animi. Si tratta di una chance di andare con un cospicuo anticipo in pensione, lasciando però all’Inps un’importante fetta dell’assegno pensionistico.
Tanto per cominciare, l’opzione donna consente alla lavoratrice di andare in pensione a 57 anni e 3 mesi di età (un anno in più per le autonome) se hanno versato almeno 35 anni di contributi. In sostanza si consente di andare in pensione circa sette anni prima del previsto, ma ad un prezzo piuttosto caro: il calcolo dell’assegno con il metodo contributivo (calcolo in base ai contributi versati dall’inizio dell’attività fino alla fine) e non con quello retributivo (calcolo degli stipendi degli ultimi tre anni). Ciò significa, secondo le stime del Governo, una pensione di almeno il 30% circa inferiore. Siccome le persone che fino ad oggi risulta abbiano aderito all’opzione donna sono poche, ci sono le risorse per ampliare la platea e portare, di fatto, il requisito dell’età a 57 anni (58 per le autonome), eliminando i 3 mesi in più.
Tra le possibilità di pensione donne c’è poi la pensione anticipata “normale”, ovvero la vecchia pensione di anzianità che gli uomini raggiungono quando accumulano 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre per le donne bastano 41 anni e 10 mesi (sempre con un anno in più per le autonome). Dal 2019 questo requisito aumenterà di 4 o 5 mesi, non è ancora stabilito con certezza. Questa scelta non comporta penalizzazioni fino al 2018, successivamente per chi va in pensione prima dei 62 anni, ma sempre con questi requisiti, subirà la decurtazione della pensione dell’1% per ogni anno precedente ai 62.
Le lavoratrici autonome o le dipendenti del settore privato hanno una possibilità di pensione donne aggiuntiva. Si chiama Salvacondotto e consente alle nate prima del 31 dicembre del 1952 di andare in pensione a 64 anni e 7 mesi, alla data del 31 dicembre 2012, se avevano accumulato almeno 20 anni di contributi. Non sono previste penalizzazioni.
Previste anche due opzioni di pensione donne per casi particolari: invalidità e gravidanza. Per quanto riguarda l’invalidità, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia anticipata se, raggiunti i 55 anni e 7 mesi d’età, si può certificare una invalidità superiore all’80%, mentre il requisito dell’età scende a 50 anni e 7 mesi per le donne non vedenti. Per quanto riguarda la gravidanza è prevista la possibilità di andare in pensione con 4 mesi di anticipo per ogni figlio, fino ad un massimo di 12 mesi, con la penalizzazione del calcolo contributivo.
Foto: Freeimages