Pensioni: come funzionano all’estero?

di Onofrio Marco Mancini
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pensioni all'estero

In Italia il dibattito sulle pensioni è rovente. È dal 2011, da quando cioè è stata introdotta la cosiddetta riforma Fornero, che si tenta in tutti i modi di cambiare la legge, purtroppo senza successo. La riforma Fornero, per quanto dura perché allunga l’età pensionabile e provoca l’effetto esodati, garantisce allo Stato centinaia di milioni di euro di risparmi, e perciò nessun Governo può pensare di modificarla. Allo stato attuale sono tante le proposte di modifica, dal prestito pensionistico alla quota 41 per i precoci, dall’opzione donna alla pensione anticipata con penalizzazione. Nessuno riesce a trovare il bandolo della matassa, ma a questo punto viene da chiedersi: ma come funzionano le pensioni all’estero? Questa situazione così ingarbugliata ce l’abbiamo solo noi? Andiamo a vedere com’è il sistema pensionistico tra i nostri vicini europei.

Età pensionabile sempre più alta anche all’estero

La tendenza, forse perché voluta dall’Europa, vede allungarsi un po’ ovunque l’età pensionabile. Sono lontani i tempi in cui bastavano un numero fisso di anni di contributi, o addirittura le baby-pensioni, la materia si sta irrigidendo anche negli altri Paesi europei. Ma all’estero la disciplina delle pensioni è comunque già definitiva e meno caotica.

Superiamo le Alpi e andiamo in Francia. Qui le pensioni vengono elargite dopo i 60 anni per chi è nato prima del luglio del 1951, a 62 anni per quelli dopo, a patto di avere un minimo di anni contributivi già versati. Per coloro che non hanno il minimo l’età pensionabile è 65 anni per la prima fascia e 67 per la seconda. Qui la pensione anticipata è possibile dopo circa 40 anni di contributi già a partire dai 56 anni, oppure tra i 55 e i 59 anni per chi ha una disabilità superiore al 50%. I lavori cosiddetti “usuranti” vengono “premiati” con 2 anni di anticipo sull’uscita dal lavoro.

Nella vicina Germania si è stabilito da quest’anno che l’età pensionabile per tutti è 67 anni. Con un numero sufficiente di contributi si può però andare in pensione anticipata a 60, 63 o 65 anni a seconda dei contributi versati; in Spagna invece attualmente l’età pensionabile è 65 anni, ma il progetto di legge prevede che si innalzi a 67 l’anno prossimo. Il prepensionamento è possibile a 63 anni (65 dal 2017) solo in caso di 35 anni di contributi, oppure a 61 anni (63 dal 2017) per ritiro involontario con almeno 33 anni di contributi o 6 mesi di disoccupazione, per i lavori usuranti o pericolosi, o per invalidità.

Situazione leggermente più rosea nel Nord Europa. In Belgio si va in pensione a 65 anni, ma con 40 anni di contributi si può andare in pensione già a 61,5 anni, o a 60 anni con 41 anni di contributi. In Svezia si può cominciare ad andare in pensione già a 61 anni, ma siccome il sistema si basa sul contributivo, è più conveniente restare a lavorare almeno fino ai 67; in Olanda attualmente l’età pensionabile è 65 anni e 3 mesi, ma salirà gradualmente fino al 2023 quando verrà portata a 67, senza possibilità di uscita anticipata e pensione erogata con un sistema misto contributivo e non. Infine in Gran Bretagna gli uomini vanno in pensione a 65 anni e le donne a 60, ma entro il 2028 l’età verrà alzata progressivamente fino a 67 anni. Il sistema è contributivo e non prevede uscita anticipata.

Foto: Pixabay

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