Immigrazione: l’Italia vara gli hotspot e gli hub

di Onofrio Marco Mancini
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Se l’Europa decide di non decidere sul problema immigrazione, l’Italia è costretta ad organizzarsi da sola. Nella calda serata di ieri di Bruxelles, dove sono volate parole pesanti e dove, di fatto, i 28 capi di Stato e di Governo dell’Unione non hanno ancora trovato un accordo, Renzi e il suo Governo hanno deciso di cambiare le regole almeno in Italia per far fronte alla nuova ondata di migranti che invaderà l’Italia durante questa estate.

Immigrazione: al Nord i profughi, al Sud tutti gli altri

Il nuovo piano varato da Renzi cambia le carte in tavola. Gli immigrati che arriveranno in Italia non potranno più fare come hanno fatto finora, e cioè non dare le proprie generalità e non farsi identificare perché, se facessero così, rischierebbero l’espulsione. Quando un immigrato sbarca in Italia, viene inviato in un hotspot, una specie di centro di primo soccorso e accoglienza (non si chiameranno più così) nel quale vi può rimanere non più di 48 ore. Sono previsti cinque hotspot per adesso, a Lampedusa, Augusta, Taranto, Pozzallo e Porto Empedocle, e un sesto potrebbe essere aperto in Campania.

Qui gli immigrati dovranno essere identificati e smistati obbligatoriamente. Chi proviene da un Paese in guerra è da considerarsi profugo, e quindi viene inviato nei cosiddetti “hub aperti” al Nord Italia dove potrà chiedere asilo politico; tutti gli altri, cioè gli immigrati che vengono in Italia solo per scappare dalla povertà oppure quelli che non si vogliono fare identificare, vengono inviati in “hub chiusi”, tutti al Sud. I nomi cambiano, ma gli hub chiusi non sono altro che gli attuali Cie. La differenza è che chi finirà qui è molto più probabile che venga espulso, anche se finora la macchina delle espulsioni in Italia è sempre stata inceppata.

Cosa accade ai richiedenti asilo politico

Gli immigrati sbarcati in Italia per richiedere asilo politico che finiscono negli “hub aperti” del Nord potrebbero vedere accolta la loro richiesta in breve tempo; il problema è che per adesso il loro destino è in bilico, nelle mani della litigiosa Europa. Cosa faranno infatti con in mano un passaporto europeo? Nemmeno ieri sera è stato trovato l’accordo tra i Ventotto, e ogni discussione è stata rinviata a luglio.

I Paesi dell’Europa Meridionale (Italia, Grecia e Spagna) vogliono aprire le frontiere per far andare i migranti verso Nord; i Paesi dell’Europa Centrale (soprattutto Germania e Francia) vogliono regolare rigidamente la suddivisione degli immigrati; i Paesi dell’Est (ex blocco sovietico e in particolar modo Polonia e Ungheria) si oppongono fermamente alle quote obbligatorie e vorrebbero stabilirle solo su base volontaria; infine gli Stati che hanno adottato limitazioni dell’area Schengen (Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca) si sono tirati fuori dalla contesa e non ospiteranno nemmeno un profugo.

Conclusione: per adesso si è trovato l’accordo per distribuire solo 40 mila immigrati. Nelle prossime settimane ci sarà una votazione per tutti gli altri che non prevede l’unanimità. Viste le attuali posizioni è probabile che si ristabiliscano le quote di accoglienza tenendo fuori Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca per motivi diplomatici e Bulgaria e Ungheria per motivi umanitari visto che stanno già accogliendo molti profughi dei Balcani. Tutti gli altri dovranno fare la loro parte.

Foto: Flickr

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