Una giornata come tante quella di ieri a Milano si è trasformata in tragedia. In tarda mattinata Claudio Giardiello, 57 anni e un passato burrascoso alle spalle, ha aperto il fuoco all’interno del tribunale di Milano con la sua pistola calibro 7.65 regolarmente detenuta, ed ha ucciso tre persone e ferite altre due. Alle vittime si aggiunge anche un quarto uomo che, per lo spavento, è stato colto da infarto, e per poco non se ne aggiungevano altri ancora.
La ricostruzione della vicenda
Claudio Giardiello era imputato in un processo per fallimento della sua società, la Magenta Srl, che aveva un contenzioso aperto con la Cisep Spa e con la Miani immobiliare. Una storia di soldi sporchi e affari in nero che era venuta a galla dopo alcune indagini della magistratura. L’inchiesta era partita proprio in seguito alla denuncia dello stesso Giardiello il quale, visto che non riusciva ad ottenere il denaro preteso dai soci, nel 2006 decise di svelare tutto alle forze dell’ordine. Fatto sta che ieri, in tarda mattinata, Giardiello era stato convocato presso il tribunale milanese per l’ennesima udienza.
L’uomo però si è presentato con una pistola. Per evitare il metal detector ha presentato un falso tesserino da legale per passare dalla porta secondaria non dotata del rilevatore. Durante il controinterrogatorio, Claudio Giardiello ha estratto l’arma e fatto la prima vittima, il suo ex avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani che, dopo aver rimesso il caso perché il suo cliente era considerato “troppo sopra le righe”, aveva deciso di testimoniare contro di lui. Un colpo al cuore, secco e premeditato, ma purtroppo non gli è bastato. Nel mirino è finito anche il PM Orsi, per fortuna mancato.
Giardiello si è così voltato verso Davide Limongelli, suo nipote e testimone nel processo, crivellato di colpi ma miracolosamente sopravvissuto grazie all’intervento dell’ambulanza, e verso Giorgio Erba, suo coimputato, per il quale però non c’è stato niente da fare. Dopo aver esploso i colpi, l’uomo si è recato al secondo piano, tra le scale ha incrociato il suo ex commercialista Stefano Verna e gli ha sparato alle gambe, e poi è entrato nella stanza del giudice Fernando Ciampi, e gli ha riservato altri due proiettili, uno dei quali fatale. Nel frattempo un uomo si è sentito male, colpito da infarto, e morirà dopo il trasporto in ospedale.
E la strage poteva non terminare qui. Finito con il tribunale, Giardiello è risalito in sella alla sua moto ed è andato a Vimercate, comune a 30 km da Milano, diretto presso un centro commerciale nel quale sapeva si trovava il suo ex socio. Anche lui sarebbe dovuto finire nell’elenco delle vittime, ma per fortuna una volante dei carabinieri lo ha intercettato e arrestato. Ai carabinieri Giardiello ha dichiarato che voleva vendicarsi di chi gli aveva rovinato la vita.