L’attaccante brasiliano Neymar potrebbe essere costato tantissimo al Barcellona. Una squadra che già deve subire il blocco del mercato per un anno a causa di alcune scorrettezze nella gestione dei calciatori minorenni, ma che adesso rischia la pena peggiore di tutte: l’esclusione dal campionato. È quanto richiesto dal procuratore Josè Perals per il caso Neymar. Ma cosa sarebbe successo di così grave?
Il caso Neymar
Siamo nel 2011 ed il giovane Neymar, stella del Santos, è definitivamente esploso: ha 19 anni e già da un paio di anni tutti i principali club mondiali sono su di lui. Suo padre quasi lo “costringe” a restare in Brasile finché non diventa maggiorenne per evitare di bruciarsi in qualche club europeo, ma poi in quella famosa estate deve decidere quale delle tante offerte accettare. Su questa storia ne sono state dette di tutti i colori, persino che nel contratto il Barça inserì una “clausola prostitute” per Neymar Senior, con la quale il club avrebbe pagato tutte le escort che il padre del calciatore avrebbe voluto, pur di convincerlo a firmare. Ovviamente la clausola è stata smentita dalle parti.
Alla fine, ufficialmente, Neymar fu pagato 57 milioni di euro versati al Santos, ma sin da subito non tutta l’operazione risultò cristallina. Purtroppo quando si acquistano giocatori brasiliani, bisogna avere a che fare non solo con il club di appartenenza, ma anche con fondi privati che acquistano parte del cartellino. In questo caso un’altra percentuale del titolo di Neymar apparteneva sempre a lui, a Neymar sr. Subito cominciarono a circolare le voci secondo le quali i 57 milioni pagati dal Barcellona in realtà sarebbero stati molti di più, ma non si sono mai trovate le prove.
Fino ad oggi quando il procuratore Perals ha terminato le sue indagini e sarebbe pronto per chiedere la pena peggiore per una squadra di calcio: un anno, forse due, di sospensione dalla Liga spagnola. Quello che Perals contesta sono alcune operazioni sottobanco effettuate per acquistare Neymar, come finti contratti con società di comodo. Operazioni illegali che avrebbe comportato una frode fiscale di 12 milioni di euro. E secondo la legislazione spagnola per la frode fiscale la pena prevista è la sospensione dal campionato.
Il paradosso è che se il giudice dovesse dare ragione al procuratore, il Barcellona non potrebbe scendere in campo in Spagna per una o due stagioni, ma potrebbe disputare ugualmente la Champions League. Certo, poi bisognerebbe capire come reagirebbe la Uefa visto che, dopo il caso dei calciatori minorenni, potrebbe decidere di usare il pugno duro.