La riforma del Lavoro subisce negli ultimi giorni un’accelerata importante impressa da Matteo Renzi. Accusato di fare solo annunci ma di non portare a termine nessuno degli impegni presi, il Premier ed il Ministro del Lavoro Poletti ieri hanno presentato le ultime novità del famoso Jobs Act, la rifoma che dovrebbe portare in Italia ad un miglioramento della legislazione con la conseguenza di un incremento delle assunzioni e la riduzione della disoccupazione. Negli ultimi mesi si è dibattuto molto in commissione su questo tema ed ormai siamo agli sgoccioli visto che l’accordo con gli altri partiti è stato trovato e quindi ormai mancano solo i decreti attuativi per farlo entrare in vigore. Ma quali saranno le novità previste dal Jobs Act?
Il Governo, dotato di un enorme paio di forbici, a parte tagliare gli sprechi ha intenzione anche di tagliare le varie tipologie contrattuali. In Italia al momento ci sono tra le 30 e le 40 forme contrattuali diverse, nessuno conosce realmente il numero esatto in quanto sono poco disciplinate e praticamente ogni azienda decide, e a volte ne inventa, una nuova. Il lavoro del Governo sarà prima di tutto di analizzare tutte le varie tipologie contrattuali esistenti oggi e, dopodiché, tagliarne un po’ e ridurle a meno della metà per poi redigere una sorta di elenco ufficiale delle tipologie contrattuali dalle quali attingere in caso di assunzione. La chiamano “semplificazione delle tipologie contrattuali”, ma non è altro che un taglio.
Quello che però il Governo preferirebbe è uno solo: il contratto a tutele crescenti. Si tratta di una nuova forma di contratto a tempo indeterminato il quale si divide in due parti, una prima parte, che dura dal momento dell’assunzione fino ad un certo numero di anni di anzianità, nel quale il lavoratore è precario come lo è oggi. In questa fase il neo-assunto può essere spostato di mansione in qualsiasi momento all’interno dell’azienda, non riceve tutti i contributi e può essere licenziato in qualsiasi momento; trascorso un certo numero di anni, il lavoratore acquisisce il contratto a tempo indeterminato con tutte le tutele ed i benefici. Di fatto più si sta in azienda e maggiori tutele si acquisiscono.
Nel Jobs Act ci sono anche altri punti meno pubblicizzati ma non meno importanti, tra i quali la revisione della disciplina delle mansioni, cioè rendere più facile, all’interno di un’azienda, spostare i dipendenti in ruoli diversi; una disciplina che favorisca il lavoro a distanza, ove possibile, perché i mezzi tecnologici moderni permettono a tantissime persone di fare lo stesso lavoro che fanno in ufficio da casa; il compenso orario minimo stabilito anche per i contratti temporanei (oggi esiste solo per il tempo indeterminato); e l’estensione del lavoro accessorio, la possibilità di accedere a delle attività discontinue, cioè lavoratori temporanei per un determinato obiettivo, disciplinato in modo più netto dalla legge. Infine si semplifica anche la fase del controllo, la famosa visita della mutua o i controlli per le autorizzazioni, utilizzando un unico ufficio che racchiuda tutte le funzioni di Inps, Inail, Ministero del Lavoro, Asl e Arpa, per rendere più efficienti e meno dispendiose le ispezioni.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Foto: Wikipedia
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[…] diventi effettivo, ed entri in vigore dal 1° marzo prossimo. Non tutto quello che era indicato nel Jobs Act presentato qualche mese fa entrerà subito in vigore, alcune norme avranno bisogno di ulteriori […]
[…] hanno accettato un cambio di rotta su uno dei punti più delicati dell’intera questione del Jobs Act: l’articolo 18. Non era sicuramente l’unico motivo che ha portato alla paralisi […]
[…] precariato? Semplice: con un contratto precario. Come abbiamo descritto nel precedente articolo sul Jobs Act, l’intenzione del Governo è di introdurre il contratto a tutele crescenti in cui, in breve, […]