Piano scuola, Renzi promette lavori per una scuola su due

di Onofrio Marco Mancini
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manutenzione scuole

Un miliardo di euro e la situazione scolastica italiana è quasi risolta. L’annoso problema delle scuole italiane, edifici vecchi, quasi tutti con almeno 30-40 anni sulle spalle quando non addirittura anteguerra, viene risolto con un colpo di penna da Matteo Renzi. L’aveva promesso nel suo discorso di insediamento a febbraio e poi subito dopo nella prima scuola visitata a Treviso: gli edifici scolastici italiani saranno rimodernati. E così sarà.

Nonostante la scuola sia ormai finita da circa un mese, fatti salvi gli istituti superiori che fino a pochi giorni fa erano ancora impegnati con gli esami di Stato, è arrivata solo ieri l’autorizzazione ad iniziare i lavori per raggiungere i tre obiettivi che Renzi si era proposto: ristrutturare gli edifici fatiscenti, abbellire quelli brutti e, ove possibile, costruirne di nuovi. L’impresa sarà monumentale dato che costerà complessivamente un miliardo e 94 milioni di euro per quasi 21 mila edifici. Numeri enormi in un periodo di crisi. Ma dove verranno presi tutti questi soldi per il cosiddetto Piano Scuola?

Per la metà, 510 milioni di euro, i soldi arriveranno dal Fondo di sviluppo e coesione, il vecchio fondo FAS per le aree sottosviluppate che l’Italia ha di fatto sempre avuto, istituito per migliorare le condizioni delle aree sottosviluppate come il Sud del Paese, ma che di fatto non era quasi mai utilizzato o comunque era utilizzato poco; 244 milioni arriveranno dai Comuni che avranno l’autorizzazione, per ora solo con questo scopo, di sforare il patto di stabilità. Mancano all’appello circa 350 milioni di euro la cui copertura non è stata specificata, ma l’incremento delle tasse su benzina e sigarette di questo periodo ha un che di sospetto.

Le scuole che verranno prese in considerazione si trovano in quei Comuni i cui sindaci hanno segnalato, nel marzo scorso, interventi di manutenzione immediatamente cantierabili (cioè dove era già stato individuato il problema e si poteva agire subito), i quali avrebbero potuto agire anche con i propri fondi se non fosse che erano vincolati dal patto di stabilità. Per loro dunque i lavori inizieranno già in questi giorni per fare in modo che gli studenti, quando riapriranno le scuole a settembre, si ritrovino in un istituto migliorato. Per tutti gli altri invece le richieste e i lavori saranno rinviati all’estate del 2015.

Foto: Photl

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