Cominciano a scoprirsi gli altarini sulla storia dell’arresto Scajola. Fino a pochi giorni fa l’ex Ministro era noto alle cronache giudiziare solo per la storia della casa con vista Colosseo, ma oggi si scopre “funzionale”, come lo definisce un pentito, alla ‘ndrangheta. A far chiarezza sul suo arresto e soprattutto sulle motivazioni che hanno portato a rinchiudere in carcere un uomo così in vista è oggi la Repubblica che pubblica le motivazioni dei magistrati calabresi e stralci delle dichiarazioni di un pentito della ‘ndrangheta.
Dopo la sentenza di condanna per concorso esterno di Amedeo Matacena lui è diventato la proiezione politico-istituzionale-imprenditoriale del primo che consapevolmente agevolava gli interessi della ‘ndrangheta nella sua composizione unitaria.
Queste le parole scritte dai pm di Reggio Calabria nella motivazione della richiesta di arresto per Claudio Scajola. Tentando di riassumere senza semplificare troppo, dalle dichiarazioni del pentito Pasquale Nucera emerge un quadro che ci fa tornare indietro di vent’anni. Il pentito ha infatti ammesso che la ‘ndrangheta aveva individuato, sin dalla sua fondazione, in Forza Italia l’erede di quella Democrazia Cristiana che negli anni ’80 dava l’appoggio politico alle mafie di mezza Italia. Secondo Nucera molti esponenti di Forza Italia facevano gli interessi delle ‘ndrine, ed il lavoro di gente come Scajola era appunto “funzionale” a questi criminali. Tra le funzioni che sono venute a galla c’è appunto l’agevolazione della latitanza di Amedeo Matacena il quale addirittura incontrava di persona i boss calabresi. Non è stato specificato come, ma si è lasciato intendere che i contatti politici di Scajola sono serviti per far spostare Matacena prima negli Emirati Arabi e poi in Libano dove al momento si suppone che sia.
Neanche a farlo apposta, sembra che il fato si sia accanito su Forza Italia. Mentre venivano fuori tutti questi retroscena sul caso Scajola, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna di Marcello Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Sembra quasi che si voglia confermare quanto appena detto da Nucera: alcuni esponenti di Forza Italia hanno agevolato la mafia. Ma ciò che più fa rabbrividire è che, secondo i giudici, Dell’Utri è stato garante del patto tra la mafia e Silvio Berlusconi, per un periodo accertato dal 1974 fino al 1992, quindi prima della sua “discesa in campo”.
E Berlusconi cosa pensa di tutto questo? Come sempre lui sta dalla parte degli arrestati, o per meglio dire, è contro i giudici:
Mi sembra assurdo mettere in carcere una persona che è stata ministro dell’Interno solo perché ha aiutato a trasferire un amico già latitante
ha dichiarato l’ex Cavaliere. Come se aiutare un latitante, peraltro condannato per mafia, non per aver rubato delle caramelle, fosse una cosa da nulla. Dichiarazione che si commenta da sola.
Foto: Agenziami su Flickr