Ormai è solo questione di ore, entro la fine della mattinata Enrico Letta dovrebbe passare la “staffetta” a Matteo Renzi. A prescindere dal fatto se sia o no la scelta giusta per il sindaco di Firenze, per il PD e soprattutto per gli italiani, a breve dovremmo avere un nuovo Governo. E come per tutti i governi nati non da un’elezione ma da una “chiamata dall’alto”, ci sarà un rimpasto. Saranno pochissimi i ministri che rimarranno al loro posto, anzi, quasi nessuno. Resta solo da capire come si riusciranno a mantenere gli equilibri con la stampella del Governo stesso, ovvero quel Nuovo Centrodestra che ha addirittura tradito Berlusconi per restare in carica, ma anche con SEL e Scelta Civica.
Renzi ha proposto un Governo “snello” composto cioè da non più di 13 ministri. Considerando gli equilibri e le forze in campo comunque, dovrebbero essere qualcosa in più. Ma cominciamo da chi non si muove. Non cambia il vice-Premier che resterà Angelino Alfano, e cambia poco anche per Graziano Delrio che passa dal Ministero per gli Affari Regionali a quello dell’Interno. Dovrebbero restare al loro posto anche Orlando (Ambiente), Lorenzin (Salute) e Bonino (Esteri) o in alternativa Andrea Romano, e non è escluso anche che resti la Kyenge all’Integrazione.
Per il Ministero più importante, quello dell’Economia, è ormai sicuro che non ci sarà Enrico Letta. Le voci circolate nei giorni scorsi sono state smentite, se uscisse di scena, l’attuale Premier lascerebbe definitivamente il Governo e resterebbe come “parlamentare semplice”. Sicuramente verrà mandato via Saccomanni che è molto criticato, e così i candidati sembrano essere Lucrezia Reichlin, economista di fama mondiale, Tito Boeri (economista molto conosciuto negli USA con idee innovative sul lavoro), Pier Carlo Padoan (Vicedirettore dell’Ocse), l’ex membro del comitato esecutivo della BCE Lorenzo Bini Smaghi e Fabrizio Barca, il “tecnico” ex braccio destro di Mario Monti.
Il Ministero parallelo, quello dello Sviluppo Economico, dovrebbe essere affidato ad un altro tecnico, e si parla di Andrea Guerra, manager di Luxottica, o Colao di Vodafone.
Al Ministero del Lavoro si pensa ad una risorsa interna che potrebbe essere Guglielmo Epifani, ex sindacalista che si spera, per una volta, risolva gran parte delle questioni che stanno soffocando i lavoratori italiani. L’alternativa è una delle fedelissime di Veltroni prima e Renzi poi, Marianna Madia. Cambio anche al Ministero della Giustizia dove potrebbe essere piazzato l’uomo di Scelta Civica Michele Vietti, veterano del Parlamento. L’alternativa è il presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex Ministro nel primo Governo Prodi Giovanni Maria Flick.
Per il Ministero delle Riforme l’unico nome che si fa è quello di Maria Elena Boschi, una delle principali sostenitrici di Renzi; per quello della Cultura si parla di Cuperlo o di Matteo Orfini, sempre del PD. Al Ministero per i Rapporti con il Parlamento potrebbe rimanere Dario Franceschini, il quale però potrebbe passare il testimone a Roberto Giachetti; quello delle Infrastrutture è invece in bilico. Potrebbe restare Lupi, ma scalpitano per prendere il suo posto il sindaco di Bari Emiliano o quello di Salerno De Luca. L’unico nome che si fa alla Difesa è quello di Emanuele Fiano, anche se nelle ultime ore si è tornato a parlare dell’ex Ministro Parisi. Infine all’Agricoltura un nome molto probabile è quello di Oscar Farinetti, fondatore di Eatitaly.
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