Dopo diecimila anni di copertura glaciale, le cime del monte Kilimangiaro rischiano di ritrovarsi improvvisamente spoglie. È quello che prevedono potrà accadere nell’arco di vent’anni i ricercatori dell’Università di Otago in Nuova Zelanda. Secondo lo studio infatti l’intera zona Nord della montagna, l’unica ancora a conservare i ghiacciai, ha già perso 4 milioni di metri cubi di ghiaccio solo negli ultimi 13 anni. Si tratta della perdita di quasi un terzo dell’intero comparto di ghiaccio rimasto.
L’anno scorso la zona ghiacciata si è letteralmente divisa in due, rivelando l’antica lava che non vedeva la luce del sole da millenni. A preoccupare ulteriormente gli esperti è che il ghiaccio non si scioglie ovunque in maniera omogenea. Se nella zona Nord se n’è perso il 29% dal 2000 ad oggi, nel punto più nord-occidentale si è arrivati ad un tasso del 43%.
Fare una stima precisa è molto complicato, ma secondo gli scienziati se la perdita di ghiaccio nel colosso tanzanese continuasse allo stesso ritmo dell’ultimo decennio, entro il 2030 potrebbe scomparire. Nella migliore delle ipotesi invece il ghiaccio sul Kilimangiaro potrebbe durare fino al 2040 o poco più, ma sembra davvero destinato a sciogliersi completamente.
Il Kilimangiaro svolge un ruolo fondamentale per la vita umana nel Continente. La montagna più alta dell’Africa genera fiumi che permettono la vita di milioni di persone in parte del Continente, non solo in Tanzania. Se il riscaldamento globale continuasse a questo ritmo, avrebbe due differenti conseguenze: ridurre le nevicate e portare allo scioglimento del ghiaccio attuale. Portando alla disperazione una popolazione già povera.
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