Silvio Berlusconi è ad un passo dalla decadenza da senatore della Repubblica. La giunta per le elezioni ieri sera ha votato (15 contro 8) per applicare la legge Severino al Cavaliere. La legge Severino prevede che i condannati in via definitiva ad una pena superiore ai 2 anni non possano sedere in Parlamento. La questione non era tanto se Berlusconi rientrasse nella casistica (la condanna subita è a 3 anni), ma se la legge si dovesse applicare dalla legislazione successiva all’avvenuta condanna, o fosse retroattiva.
Secondo 15 componenti della giunta è da applicare subito, e dunque adesso il destino di Berlusconi da senatore rimane appeso alla votazione del Senato. Entro 20 giorni infatti deve tenersi il voto definitivo sulla decadenza, ultima àncora di salvataggio o definitivo affossamento del Cavaliere. Si sa infatti che attualmente la metà del Senato composta da Pd e Scelta Civica che sostiene il Governo, più i senatori del Movimento 5 Stelle e di Sel che sono fuori dall’esecutivo, voteranno in favore della decadenza. I pidiellini, nonostante gli scontri recenti proprio con Berlusconi, voteranno contro. I numeri dunque sono in sfavore del leader di Forza Italia, ma se venisse deciso il voto segreto, potrebbe ancora salvarsi.
Si sa infatti che nel PD, e probabilmente anche in Scelta Civica, ci sono degli esponenti che non vedono di buon occhio la decadenza di Berlusconi. Per questo, se il voto fosse segreto, potrebbero votare contro tale provvedimento, e salvarlo. Tanto non si risalirebbe mai a loro. Resta dunque da vedere se il voto sarà segreto, e se questi garantisti siano così tanti da contrastare i numeri dei grillini e dei vendoliani. Il futuro del Governo non è comunque compromesso. Con la mossa dei giorni scorsi di Berlusconi che voleva farlo cadere, in pratica il Cavaliere si è auto-escluso ed ora tutti i provvedimenti non passeranno più dal suo vaglio.
La vera novità invece è ciò che accadrà nel Pdl. Il partito infatti si sta spaccando tra Alfaniani e Berlusconiani, dove nel primo gruppo ci sono le cosiddette “colombe”, quei parlamentari cioè più moderati che sostengono il Governo e potrebbero entrare nel PPE europeo, dall’altra parte ci sono i “falchi”, cioè i più estremisti sostenitori di Berlusconi pronti a tornare alle elezioni. Almeno finché rimarrà in piedi il Governo comunque, non ci sarà nessuna spaccatura. Le parti sembravano separarsi nettamente fino a due giorni fa, con un centinaio di berlusconiani contro 25 alfaniani (che secondo le stime potrebbero diventare 70). Ora però gli appelli di Bondi e Gelmini riportano la situazione alla calma, anche se sembrano soltanto rinviare la resa dei conti di qualche mese.
L’unico aspetto che accomuna tutti è la difesa di Berlusconi contro la decadenza. Nessuno vorrebbe che il loro leader fosse escluso dalla vita politica, ma siccome a breve sarà costretto a farlo (sicuramente per la legge Severino non si potrà ricandidare, e a breve dovrebbe arrivare anche il ricalcolo degli anni di preclusione dagli incarichi pubblici) bisogna riorganizzare il partito. Le linee guida le offre proprio Alfano, allettato dalla possibilità di diventare il nuovo leader di un grande partito di centrodestra. Secondo l’attuale vice-Premier bisogna isolare gli estremisti e, visto che Berlusconi è ormai fuori, realizzare un vero congresso con vere votazioni per eleggere un candidato per le elezioni.
Dunque come sarà il nuovo Pdl? Al momento l’ipotesi più probabile vedrebbe Alfano leader con al suo fianco i “dissidenti” Quagliariello, Lupi, Lorenzin, Giovanardi, De Girolamo, Cicchitto e gli altri che lo stanno appoggiando in questi giorni, mentre isolati o del tutto fuori dal partito i vari Santanchè, Verdini, Bondi, Brunetta e Capezzone. Non è escluso che tutti questi “epurati” fondino un nuovo partito (o restino in Forza Italia se Alfano restasse nel Pdl). Resta da capire quale possa essere il loro leader visto che Berlusconi non si potrà più ricandidare.
Foto: Berlusconi su Facebook