Riscaldamento globale, la Nuova Zelanda scopre il problema dei rifugiati climatici

di Onofrio Marco Mancini
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Da qualche anno si comincia a parlare di un nuovo tipo di rifugiati. Fino ad oggi infatti i trattati internazionali hanno riconosciuto lo status di rifugiati politici a coloro i quali scappavano dalla guerra, da persecuzioni o dalle carestie. Ma negli ultimi tempi si sta verificando sempre più spesso un nuovo problema: l’innalzamento del livello del mare. Questo incremento comporta una riduzione della terra disponibile per tutte quelle persone che vivono sugli atolli, e gli fanno correre il rischio di restare senza un tetto sopra la testa. Per questo diversi avvocati per i diritti umani stanno studiando il modo di far entrare anche questa tipologia nei trattati internazionali.

Finora il problema è stato sottovalutato, quando non proprio ignorato, da molti governi. Uno di questi è la Nuova Zelanda che potrebbe essere uno di quelli che ne conoscerà le conseguenze prima degli altri. Sono infatti previsti arrivi in massa di circa 100 mila persone nei prossimi decenni, per un esodo peggiore di quello che sta conoscendo oggi l’Italia con l’arrivo degli immigrati africani. La causa è proprio l’innalzamento del livello del mare che sta rendendo invivibili le 32 isolette che compongono l’atollo di Kiribati, una manciata di pezzi di terra al largo della Nuova Zelanda che ospitano nel complesso 100 mila persone.

Molte di queste sono scappate da qualche anno ed altre saranno costrette a farlo a breve visto che si stima che, se le previsioni dell’IPCC fossero corrette, entro la fine del secolo tutti gli atolli saranno sommersi dall’acqua dell’oceano. Uno di questi emigrati, il cui nome non è stato diffuso, se non con le iniziali A.F., ha fatto una cosa che nessun suo connazionale ha mai fatto: ha richiesto lo status di rifugiato climatico. Ma questo aspetto legale non è previsto nell’ordinamento neozelandese, né in quello di nessun altro Paese, e per questo sia la sua prima richiesta che il ricorso sono stati respinti.

A.F. però vuol vivere, lavorare e stare insieme alla sua famiglia (moglie e 3 figli) in Nuova Zelanda, e solo con il riconoscimento di questo status può farlo. Per questo si è rivolto ad un avvocato per i diritti umani che ora ha intentato una causa proprio in suo favore. Se dovesse vincerla si creerebbe un pericoloso precedente, e non solo la Nuova Zelanda sarebbe costretta ad accogliere i 100 mila abitanti di Kiribati, ma tutti gli altri Paesi mondiali saranno costretti a riconoscere che il problema del riscaldamento globale è reale e le sue conseguenze sono già un problema attuale.

Foto: © Thinkstock

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