Giappone senza nucleare per la seconda volta da Fukushima

di Onofrio Marco Mancini
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centrale nucleare

Per la seconda volta nella sua storia recente, il Giappone si ritrova nuovamente senza nemmeno un watt prodotto da una centrale nucleare. Si tratta di una vittoria per il mondo ambientalista e per milioni di giapponesi che, dopo il disastro di Fukushima di quasi 3 anni fa, chiedono con forza che il loro Paese abbandoni questa fonte energetica. Fino a prima del marzo 2011, quando un terremoto seguito da uno tsunami rendesse inabitabile un’area di decine di chilometri intorno alla centrale che rischiò di esplodere, sembrava impossibile che il Giappone dicesse addio al nucleare.

Erano infatti in funzione ben 50 centrali che fornivano un terzo dell’intero fabbisogno energetico nazionale, ed altre erano in progetto di costruzione. Ora però molto è cambiato. Da dopo il disastro sono state spente, una dopo l’altra, tutte le centrali, fino ad arrivare all’estate dell’anno scorso quando anche l’ultima fu spenta. A luglio però ne furono riavviate due, rimaste le uniche per tutto l’anno.

La nuova chiusura però non è da attribuire ad un incidente, ma alla normale manutenzione. Periodicamente questi impianti devono effettuare dei controlli di sicurezza, e per questo vengono spenti. Di solito lo spegnimento di uno viene coperto dalla produzione di un altro, ma stavolta è capitato che dal 16 settembre scorso, e fino al prossimo dicembre, tutte le centrali nucleari saranno spente.

La speranza è che lo rimangano ancora a lungo visto che la popolazione non le vuole. Le varie prefetture che ospitano gli impianti consulteranno la cittadinanza prima di riattivarli. Ma viste le milioni di persone scese in strada da mesi per protestare contro il nucleare, difficilmente troveranno una maggioranza pronta a sostenere il riavvio di queste pericolose centrali.

Foto: © Thinkstock

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