All’annuncio dei giorni scorsi della Service Tax si è sollevato un moto di protesta non solo tra i singoli cittadini, ma anche tra i politici stessi. Il motivo era che, ancora una volta, a pagare erano i più poveri. Secondo la concezione primaria della nuova tassa infatti, si aboliva l’Imu (completamente a carico del proprietario) per far pagare la service tax a metà tra inquilini e proprietari. Ma si sa, se una persona è in affitto è perché non ha i soldi per comprar casa. Ciò significa che è sicuramente più povera del suo padrone. Per questo ieri Letta si è affrettato a specificare che gli inquilini non pagheranno la tassa.
Ma sarà davvero così? A quanto pare no. Gli inquilini la pagheranno, ma solo in piccola parte. Secondo l’ultimo studio effettuato dal Governo per capire l’impatto della nuova tassazione, la stragrande maggioranza degli inquilini in affitto non raggiunge un reddito medio di 30 mila euro l’anno. Ciò significa che non si possono far pagare centinaia di euro ad un soggetto che fino a quest’anno non li ha mai versati. E allora al momento sono allo studio diverse soluzioni.
Una, che molto probabilmente entrerà in vigore da subito, è di stabilire un tetto massimo che un inquilino può pagare. Si cerca di capire la cifra più equa, e l’idea è di non far superare il 20%. Quindi su una tassa di, ad esempio, 200 euro, un inquilino non pagherà più di 40. Ovviamente intesa come la parte riguardante i servizi (ribattezzata Tasi o Tassa sui Servizi Indivisibili), in quanto la parte riguardante i rifiuti, la vecchia Tares, resta a carico dell’inquilino. Ad ogni modo anche su questo 20% ci saranno da fare dei distinguo.
Ad esempio, l’aliquota la deciderà ogni Comune autonomamente. A seconda del tipo di interventi che verranno effettuati, in sostanza quanto di quella quota va ai servizi, l’aliquota può scendere o salire. Ci si deve quindi aspettare una quota del 20% o di poco inferiore nei grandi Comuni che hanno grandi spese, ed un’aliquota più bassa nei piccoli paesini. Inoltre si sta cercando di capire se sia il caso di far valere anche l’Isee. Ad esempio potrebbero essere esentati tutti quelli che hanno un Isee inferiore ai 6500 euro, e prevedere uno sconto per chi rimane sotto i 28 mila.
Come abbiamo visto, la situazione al momento è sempre più confusa. Anche perché non c’è certezza della copertura finanziaria. Nel tentativo di far pagare ai più ricchi, Letta ha inserito una doppia tassazione per chi ha le seconde o terze case sfitte, come le case vacanza, ovvero Imu + addizionale Irpef. Ma questa scelta non è andata giù al Pdl, visto che la gran parte del suo elettorato rientra in questa fascia, e allora le cose potrebbero cambiare se l’addizionale Irpef fosse nuovamente eliminata.
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