Grazia del Presidente della Repubblica, cos’è e quando viene concessa

di Onofrio Marco Mancini
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Negli ultimi giorni gli italiani hanno conosciuto un nuovo provvedimento costituzionale che finora era noto soltanto a chi aveva effettuato studi di giurisprudenza e a pochi altri: la Grazia. Si tratta di fatto di un atto di “clemenza individuale” che soltanto il Presidente della Repubblica può concedere, e che annulla la sentenza di condanna per un imputato dopo i tre gradi di giudizio. A seconda della decisione del Presidente della Repubblica infatti, la Grazia può essere totale o parziale, a seconda che vengano abbonati tutti o solo alcuni degli anni di pena, e può anche avere dei paletti, ovvero condizioni che l’imputato deve seguire, pena il decadimento del provvedimento.

In questi giorni si parla tanto di Grazia a Berlusconi in quanto, una volta che è stato condannato a 4 anni di carcere e non si sa ancora quanti di interdizione dai pubblici uffici dopo la sentenza Mediaset, il Popolo della Libertà cerca di riabilitare il suo leader. I giudici ormai si sono espressi, e senza la mano del Capo dello Stato Berlusconi teoricamente dovrebbe essere arrestato. Diciamo teoricamente perché in realtà con l’indulto la sua pena viene ridotta ad un anno che lo costringe ai domiciliari o ai lavori socialmente utili.

Per concedere la Grazia, bisogna presentare una domanda formale al Ministero della Giustizia che la gira alla Presidenza della Repubblica insieme all’istruttoria contenente il parere del Procuratore generale presso la Corte di Appello o del Magistrato di Sorveglianza, ed anche quella del Ministro stesso. È possibile farlo per il condannato stesso o per un suo congiunto, convivente, tutore o curatore, o dal suo avvocato. In alternativa possono chiedere la Grazia il Ministro della Giustizia o il Presidente può prendere di sua spontanea volontà l’iniziativa. Dunque, come ha tenuto a precisare Napolitano il giorno della sentenza, l’ex presidente del Senato Schifani e l’ex ministro Brunetta non sono autorizzati a presentare la domanda come avevano annunciato.

In passato, nella storia repubblicana, sono state concesse migliaia di Grazie, anche se i casi noti sono davvero pochi. I casi più comuni in cui viene concessa la grazia sono in caso di dolo, ovvero una condanna in cui l’imputato non ha commesso il reato volontariamente, in caso di conversione del reato in un’ammenda, in caso di risarcimento danni alla persona offesa (ma ci vuole l’autorizzazione del giudice civile) o in caso di divieto di soggiorno in un determinato luogo. Negli ultimi anni molti sono stati i casi di Grazia per reati militari o per vicende legate ai servizi segreti.

C’è così tanta pressione sul Capo dello Stato anche perché tra i suoi poteri c’è quello di graziare anche le pene accessorie, come in questo caso è l’interdizione dai pubblici uffici, ma sempre che l’imputato segua determinati comportamenti stabiliti dal giudice dell’esecuzione, altrimenti la Grazia decade. In questo specifico caso, quello di Berlusconi, è difficile ed irrituale che il Presidente conceda la Grazia in quanto normalmente il provvedimento viene attuato quando ogni processo a carico dell’imputato è terminato. Su Berlusconi invece pendono ancora i casi Ruby e quello della compravendita dei Senatori, e di fronte allo spettro di ulteriori condanne, Napolitano potrebbe non sentirsela di concedere la Grazia ad un imputato che rischia di essere nuovamente condannato di lì a qualche mese.

Da quando si è insediato nel precedente mandato, Napolitano ha concesso la Grazia soltanto 23 volte sulle oltre 42 mila arrivate dal 1948 in poi, ed il suo settennato è stato uno di quelli in cui ne sono state concesse meno. Vedremo se questa volta cederà alle pressioni dei berlusconiani.

Foto: © Thinkstock

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