Molte erbe medicinali cinesi popolari nei Paesi occidentali contengono residui di pesticidi pericolosi per la salute umana e l’ambiente, in valori superiori a quelli considerati sicuri. La denuncia è di Greenpeace che ha effettuato dei test su prodotti a base di erbe importati dalla Cina, rilevando su 36 campioni che ben 32 contenevano tracce di 3 o addirittura 4 pesticidi. Le erbe medicinali cinesi sono sempre più commercializzate per le cure naturali nei Paesi occidentali e fruttano alla Cina un giro d’affari di circa un miliardo e mezzo di euro ogni anno.
Eppure di naturale c’è poco se ben 17 dei campioni di prodotti a base di erbe cinesi, raccolti in Gran Bretagna, Italia, Canada, Stati Uniti, Francia, Germania e Olanda, contengono residui di pesticidi etichettati come altamente rischiosi dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. I ricercatori di Greenpeace hanno analizzato, tra gli altri, campioni di caprifoglio, crisantemo e notoginseng, san qi. Anche se questi residui sono presenti in quantità minime, le preoccupazioni e gli interrogativi sulla loro sicurezza restano, dal momento che risulta paradossale curarsi con erbe che introducono sostanze tossiche, nocive e inutili nell’organismo.
Dei 29 campioni di prodotti analizzati nei Paesi europei, ben 26 mostravano tracce di pesticidi in livelli ritenuti eccessivi dalle regole imposte dall’UE. I test sul crisantemo venduto in Gran Bretagna hanno rilevato la presenza di ben 15 diversi pesticidi, otto dei quali in quantità che superano i livelli consentiti per la commercializzazione sicura in Europa. Nella sintesi in italiano del report di Greenpeace si legge che
Nei tre campioni acquistati in Italia (a Milano) – bacche di goji, bulbi di giglio e datteri – sono stati rintracciati ben 23 pesticidi diversi, tra cui due vietati in Cina (phorate e carbofuran) trovati rispettivamente nei bulbi di giglio e nelle bacche di goji. Il livello di carbofuran rilevato nelle bacche di goji era pari al LMR (limite massimo di residuo, ndr) europeo.
Secondo Greenpeace la presenza di così tanti pesticidi in prodotti venduti per le cure naturali non è altro che l’ennesima prova del fallimento dell’agricoltura intensiva e della lotta chimica in Cina e in tutto ul mondo. Greenpeace chiede che il Paese favorisca un ritorno ad un’agricoltura più sostenibile, attenta alla tutela della biodiversità e del territorio, non soltanto per preservare l’ambiente ma anche per migliorare la qualità e l’efficacia dei prodotti esportati. Il rischio di contaminazione causata dall’esposizione ai pesticidi riguarda gli agricoltori cinesi, costretti a respirare sostanze tossiche, ma anche i consumatori che, ignari dei rischi, immettono residui di pesticidi in quantità pericolose nell’organismo.
Le persone che assumono queste erbe, spiegano da Greenpeace, lo fanno per alleviare i sintomi delle loro malattie e migliorare la loro salute. Saranno pertanto scioccati di sapere che insieme alle erbe naturali stanno immettendo nell’organismo un cocktail sintetico di pesticidi potenzialmente pericolosi.
L’associazione chiede all’UE maggiori controlli sulle importazioni per tutelare i consumatori europei e non finanziare un’agricoltura intensiva che sta distruggendo la Cina, proponendo un modello di sviluppo decisamente insostenibile. Il consiglio per i consumatori è di acquistare prodotti attraverso canali sicuri, optando per le erbe medicinali prodotte senza pesticidi vendute nei negozi biologici.
Fonte: Chinese herbal medicines contain pesticide residue, tests reveal – The Guardian; #healtheherbs – Greenpeace
Foto: © Greenpeace
1 commenti
[…] dovuto lavorare di più e aumentare l’attività dei geni coinvolti nella degradazione delle sostanze tossiche, molto probabilmente per far fronte all’insetticida. Nel processo venivano coinvolti i geni […]