Gli USA spiavano l’Italia e l’Europa, il datagate continua

di Onofrio Marco Mancini
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Lo scandalo datagate si allarga e comincia ad assumere proporzioni preoccupanti. Le rivelazioni della “talpa” Snowden erano partite dalle e-mail che i cittadini americani si scambiavano con gli stranieri; dopodiché si erano allargate ai rivali cinesi, e pian piano hanno toccato anche il resto del mondo, compresa l’Europa e, di conseguenza, l’Italia. La nuova spy-story del ventunesimo secolo non si basa su 007 infiltrati con mezzi tecnologici all’avanguardia ma soprattutto sui sistemi informatici che dentro hanno una cimice virtuale in grado di rilevare non solo le mail, ma persino le chat e gli sms.

È quanto è venuto fuori negli ultimi giorni quando si è scoperto che i servizi segreti americani avevano messo sotto controllo anche quei Paesi che storicamente sono sempre stati alleati come appunto il nostro. Anche perché finora le intercettazioni erano state spiegate dal Governo americano come motivate da esigenze anti-terrorismo. Ma non si capisce dove siano i terroristi negli studi della BCE o nell’ambasciata italiana a Washington. Tra gli spiati infatti risultavano anche il nostro ambasciatore, ma pure quelli di Francia, Germania e di altri Paesi europei. Ma quello che più preoccupa era che venivano raccolti milioni di dati informatici riguardanti le principali banche del Vecchio Continente.

I sospetti si stanno trasformando sempre più in certezze osservando il mutismo dei responsabili americani, interrotto soltanto di fronte a palesi falsità come quella trapelata nelle scorse ore secondo cui la nostra ambasciata avrebbe fornito volontariamente dei dati sensibili ai servizi segreti USA. Ciò che è certo è che ora i rapporti diplomatici Europa-Stati Uniti stanno raggiungendo il minimo storico. Viviane Reding, vicepresidente della Commissione Europea, ha pronunciato parole tanto dure quanto chiare:

i rapporti commerciali non si possono cominciare se c’è anche il minimo dubbio che gli Usa hanno spiato e forse continuano a spiare la Ue. [Lo spionaggio] si fa tra nemici e tutto questo fa ripiombare il Continente in un clima da guerra fredda.

Per questo ora il Parlamento di Strasburgo ha messo all’ordine del giorno il tema dello spionaggio e verranno avviate delle inchieste in merito che si baseranno su “immediate spiegazioni” richieste agli States. La minaccia della Reding è di interrompere qualsiasi rapporto commerciale con gli USA perché non è possibile avere rapporti sereni in un clima di reciproco sospetto, sempre con il timore di essere controllati durante i negoziati. Sulla stessa linea sono anche i politici francesi e tedeschi, mentre gli italiani, come sempre, aspettano prima di esprimere opinioni, e a parte un’interrogazione del Copasir, per il resto tutto tace.

La situazione comunque sembra stia sfuggendo di mano agli 007 americani. Da quanto risulta sarebbero stati spiati anche partner non europei ma storicamente molto legati agli USA come il Giappone, l’India o la Corea del Sud, e praticamente quasi tutte le nazioni del mondo sarebbero finite sotto la lente d’ingrandimento dei servizi segreti, tranne Canada, Australia, Gran Bretagna e Nuova Zelanda. La risposta americana? Secondo il portavoce della Nsa arriverà attraverso i canali diplomatici. Tradotto, si cercherà di insabbiare nuovamente tutto, come quando stava per scoppiare un caso simile nel 2003 ma poi non se ne seppe più nulla.

Foto: © Thinkstock

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