Pochi minuti dopo la lettura della sentenza di primo grado per il caso Ruby in cui i giudici hanno condannato Silvio Berlusconi a 7 anni di reclusione ed alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, i commenti degli esponenti del Pdl sono stati subito al vetriolo contro la magistratura, ma hanno anche ribadito che non ci sono pericoli per la tenuta del Governo. Sì perché non va dimenticato che il Governo attuale si basa sull’accordo tra destra e sinistra, e secondo i politici pidiellini, la magistratura sarebbe pilotata dalla sinistra (le famose toghe rosse), le quali si coordinano con una parte dell’editoria sempre di sinistra (Repubblica = De Benedetti, tessera numero uno del Partito Democratico).
Queste sono state le parole a caldo di Fabrizio Cicchitto intervistato da Rai News 24, ribadite poi da alcuni suoi colleghi e da il Giornale di questa mattina che parla di “Macelleria” e di “politica che si aggrappa ai magistrati”. Il riferimento è all’esclusione di Berlusconi dalle prossime campagne elettorali non per via politica, ma per quella giudiziaria. Non a caso proprio in questi giorni si discuterà in commissione dell’incandidabilità dell’ex Premier, e questa sentenza arriva proprio al momento giusto.
La sentenza permette ai falchi del Pdl di affilare gli artigli. È partita subito Maria Stella Gelmini proponendo una riforma della giustizia, considerata una delle emergenze da affrontare dal Governo attuale; Brunetta preannuncia un ricorso presso la Corte Costituzionale e Ferrara chiama tutti in piazza. Chiaramente opposti sono i toni degli acerrimi rivali di Berlusconi come La Stampa che ne chiede un passo indietro, o il Fatto Quotidiano che invece chiede a Letta cosa ci faccia al Governo con queste persone.
In questa situazione così delicata la previsione che riteniamo più azzeccata la fa Ezio Mauro, direttore di Repubblica, il quale ha spiegato che nell’incontro che si terrà domani tra Berlusconi e Letta, teoricamente per discutere di Iva, Imu ed altri problemi del Paese, il Cavaliere avanzerà un accordo sotto banco per salvarlo dai processi. Oppure il banco salta. Quello che accadrebbe in quel caso sarebbe facile da immaginare: Berlusconi in ogni piazza ad incendiare le folle ed opposizione in stile Grillo (o Caimano, a seconda dei punti di vista).
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